Superbollo: si torna a parlarne. Che sia la volta buona?

Un disegno di legge in Senato ne chiederebbe l’abolizione per il mancato gettito dalla sua introduzione.
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Se già il bollo o tassa di possesso non viene vista di buon occhio dalla maggior parte degli automobilisti, figuriamoci il superbollo, la tanto odiata tassa, introdotta nel 2011 dal Governo Monti con l'art. 23 del cosiddetto Decreto Salva Italia, che impone ai proprietari di un veicolo il pagamento di 20 euro per ogni kW in eccesso dopo i 185 kW (251 CV) di potenza massima. Sovrattassa che va a decrescere con l'azianità del veicolo, passando dal 60% (12 euro per ogni kW) se l’auto ha minimo 5 anni fino a nessuno importo se l'auto ha una anzianità pari o superiore a 20 anni.

Che sia la volta buona

Negli ultimi anni, le proposte di abolizione del superbollo sono state numerose, provenienti da diverse forze politiche, senza mai però giungere a una reale eliminazione. Ora però se ne è tornato a parlare, come già altre volte in passato, per cercare di ottenerne la sua abolizione. Questa volta le proposte arrivano direttamente da Andrea de Bertoldi, senatore di Fratelli d'Italia e Segretario della Commissione Finanze, e da Riccardo Augusto Marchetti, deputato della Lega, che avrebbero avanzato in Senato e alla Camera rispettivamente un disegno di legge per la sua abrogazione. La motivazione è presto detta: in questi anni il superbollo non solo non ha contribuito ad accrescere il gettito per lo Stato ma ha contribuito ad impoverire il parco auto di vetture con potenza superiore ai 185 kW (251 CV) che per questo motivo sono state vendute fuori dai confini nazionali, riducendo di conseguenza anche il gettito dell’IVA connesso alla vendita e il mancato pagamento anche del normale bollo auto.

Più aspetti negativi

Secondo il Senatore de Bertoldi e il deputato Riccardo Augusto Marchetti le finalità iniziali che avevano generato l’introduzione del superbollo hanno prodotto in realtà l’effetto contrario, penalizzando fortemente il mercato delle auto e il suo indotto. Al posto dei 168 milioni di euro, l’incasso stimato con la sua introduzione, si sono generati, invece, 140 milioni di euro di perdita complessiva per lo Stato. Un ammanco generato dal mancato incasso per le minori vendite di auto con più di 185 kW, dal minor introito nell’IVA, dal minore incasso del normale bollo, dalla minore vendita anche di auto usate con potenze superiori ai 185 kW e dal duro colpo per tutto l’indotto come il calo occupazionale per le officine specializzate. Insomma l’imposizione del superbollo, dati alla mano, ha prodotto più svantaggi che benefici, sia per i cittadini che per lo Stato.

Mercato in difficoltà

Ricordiamo, infatti, che già nel 2011 il bollo prevedeva una maggiorazione di 10 euro per ogni kW in eccesso dopo i 225 kW di potenza massima. Questa maggiorazione è stata poi portata nel 2012 dal Governo Monti da 10 a 20 euro per ogni kW abbassando oltretutto il limite da 225 a 185 kW. Un prelievo forzoso che va pagato per ben 20 anni dopo la prima immatricolazione dell’auto ma che si riduce al 60% dopo cinque anni, al 30% dopo dieci e al 15% dopo quindici. Questa tanto contestata tassa sulle auto di lusso hanno, infine, portato, secondo i dati UNRAE negli anni 2011-2014, alla riduzione del parco circolante con potenze oltre i 185 kW da 217.000 a 183.000 auto e alla maggiorazione delle esportazioni di ben il 115%.

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