Guida sotto sostanze stupefacenti? Potrebbe non essere reato

In mancanza di accertamento di una reale alterazione psicofisica, l'assunzione di droghe leggere prima di mettersi alla guida non può essere punita e sanzionata.
A dirlo è stata nientemeno che la Suprema Corte di Cassazione che, equiparando la guida in stato di ebbrezza alla guida sotto sostanze stupefacenti, ha precisato quali siano le condizioni che permettono di sanzionare questa cattiva abitudine sempre più in forte crescita, sopratutto tra i più giovani.
Nella guida in stato di ebbrezza, infatti, non bastano le sembianze di ubriachezza o la non lucidità ma la condizione psicofisica va valutata tramite l'accertamento del tasso alcolemico nel sangue con l'etilometro o con le analisi del sangue. Stessa cosa deve avvenire per la guida sotto sostanze stupefacenti dove al tutore della legge, non basta avere il sospetto che l'automobilista sia poco lucido o vigile perché avrebbe assunto delle droghe leggere, ma deve accertare che il soggetto sia realmente non idoneo alla guida di un veicolo. Per questo deve accertare sia i sintomi in tempo reale, sia soprattutto i dati biologici attraverso le analisi dei liquidi dell'automobilista sospettato.
A precisarlo è stata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 12409/2019, affermando che l'art. 187 del Codice della Strada (commi 1, 1-bis e 1-1 quater), quello cioè che tratta il caso di "guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti", può essere applicato solamente dopo aver accertato tramite analisi strumentali e biologiche la reale alterazioni delle condizioni psicofisiche. Questo perché senza le analisi, senza cioè le dovute evidenze scientifiche, allora l'accusa è debole e la condanna è da annullare perché il ricorso è legittimo.

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