Blocchi diesel Euro 3: a perderci saranno gli automobilisti

La messa al bando del diesel, i continui blocchi del traffico e le normative sempre più stringenti porteranno al rinnovamento del parco circolante e alla transizione verso una mobilità sempre più a impatto zero. Peccato che a pagarne le spese saranno soprattutto gli automobilisti e nella fattispecie quelli meno agiati.
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A dirlo sono i numeri. Il diesel sta perdendo sempre più colpi tanto in Italia ma soprattutto in Europa, mantenendo alto l’interesse solamente nelle auto usate e in quelle vendute all’asta. Ma da dove è nato questo declino? Semplice dallo scandalo del Dieselgate del 2015, dal quale poi una vera e propria crociata contro le motorizzazioni più inquinanti e una vera e propria caccia alle streghe contro questa alimentazione, ritenuta più sporca, inquinante e pericolosa per la salute. A cavalcare questo nuovo punto di vista vi sono stati in primis le amministrazioni comunali e regionali, istituendo blocchi e limitazioni al traffico sempre più stringenti che riguardavano guarda caso quasi esclusivamente le motorizzazioni diesel, e in secondo luogo i Costruttori automotive che, vessati da normative e cicli di omologazione sempre più severi e stringenti, hanno pian piano deciso di abbandonare questa tipologia di alimentazione, definendola non più conveniente dal punto di vista economico soprattutto per le motorizzazioni con cilindrate piccole, modeste o contenute.

Una situazione pesante

Basta, infatti, pensare che la stessa FCA ha dichiarato di voler smettere di produrre motori a gasolio a partire dal 2021, Nissan lo farà nel 2020, Porsche ha già interrotto la produzione di modelli alimentati a gasolio e Toyota ha praticamente abbandonato completamente il diesel anche se solo in Europa dove dopotutto lo offriva sulle motorizzazioni più piccole per ambito cittadino. Solo alcuni Brand come Volkswagen e Mercedes, pur portando avanti lo sviluppo e la progettazione di tutte le altre tipologie di alimentazioni alternative, compresi ibrido ed elettrico, spingono ancora forte sui motori a gasolio vedendoli specie nel medio termine la soluzione più ecologica e di miglior compromesso specie se affiancato dall’ibridazione. Non va poi dimenticato l’intervento di numerose associazioni ambientaliste e dello stesso Parlamento Europeo che con la loro personale guerra e con l’introduzione di regole sempre più severe hanno da un lato spinto moltissimi centri storici e numerose città europee a mettere al bando persino che i diesel euro 6, quelli cioè di recentissima produzione, dall’altro hanno inculcato nella testa delle persone come anche questi diesel non siano puliti anzi vadano banditi in vista di una mobilità sempre più pulita e a zero emissioni.

Nuovi capri espiatori

Provvedimenti che già ora stiamo vivendo anche nelle nostre città italiane con numerosi blocchi del traffico e limitazioni alla circolazione sempre più stringenti che guarda caso saltano fuori proprio durante il periodo invernale. Blocchi che, se per ora prevedono unicamente le diesel Euro 3 e le benzina Euro 1, presto inizieranno ad interessare anche motorizzazioni ben più recenti, arrivando persino a bloccare le Euro 4 diesel entro il 2020 e le Euro 5 diesel entro il 2025. Chiudono il cerchio, infine, le vetture alimentate a GPL e gas metano o con tecnologia ibrida (micro-hybrid, mild-hybrid e full hybrid) che, se in un primo momento era state ritenute come alimentazioni amiche dell’ambiente e valida alternativa ai classici motori a combustione (benzina e diesel), spingendo numerosi automobilisti all’acquisto di queste alimentazioni in quanto esentate dal pagamento del bollo, dei posteggi o dell’ecopass, ora vengono additate da numerosi studi e ricerche come alternative poi non così pulite o comunque pulite solamente nel ciclo di omologazione.

Sempre la solita storia

Ma vi siete mai chiesti tutto questo a cosa porterà? Chi sarà a perderci realmente? Chi pagherà lo scotto maggiore? Beh a nostro modesto parere le risposte a queste domande sono semplici. A pagare lo scotto maggiore saranno sicuramente gli automobilisti, soprattutto quelli meno ricchi e agiati, che si troveranno prima o poi a dover cambiare auto (o ad abbandonarla definitivamente se non avranno la possibilità economica di farlo) per non vedersi privati della libertà di movimento. Ben tredici milioni di italiani, un quarto della popolazione attiva, che tutt’oggi posseggono in Italia ben 13 milioni di macchine di categoria sotto l’Euro 3 compreso, un terzo del nostro parco auto attualmente circolante composto da 37 milioni di veicol, si troveranno a dover far fronte con una enorme rottamazione coatta che li costringerà a un prelievo forzoso che va da mille a quattromila euro per la perdita della loro vecchia auto e a una spesa obbligata da cinque a diecimila euro per l’acquisto di una nuova vettura.

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