Euro 6d: chiesto all’Europa un rinvio di 6 mesi

I costruttori automobilistici avrebbero chiesto all’Unione Europea di posticipare di almeno 6 mesi l’entrata in vigore dell’ultimissima e ancor più severa normativa sulle emissioni inquinanti.

1/8

Stando a quanto riferito da Autonews Europa, un po’ tutti i costruttori automobilistici sarebbero non poco preoccupati per la imminente entrata in vigore dell’ultimissima normativa sulle emissioni inquinanti e nocive Euro 6d. La normativa Euro 6 è, infatti, entrata in vigore nel 2015 e nel corso di questi 5 anni è stata modificata e inasprita già 4 volte e il prossimo 1 gennaio 2021 dovrebbe entrare in vigore la quinta modifica cioè la normativa Euro 6d definitiva. Si tratta nello specifico degli stessi livelli richiesti per la Euro 6d-Temp e la Euro 6c ma con test in laboratorio secondo il ciclo Wltp e con test in strada secondo il protocollo Rde con scostamenti dai risultati tra laboratorio e strada che se per l’Euro 6d-Temp erano ammessi fino al 110% ora per l’Euro 6d non possono andare oltre il 50%. Capite bene quindi come in pochissimo tempo le Case automobilistiche si siano trovate a modificare continuamente la loro gamma di propulsori oltre naturalmente ad adeguare i protocolli di omologazione per poter immettere sul mercato veicoli conformi con le normative sulle emissioni.

Bene, sembra proprio che i costruttori automobilistici stianno facendo pressione sull’Unione Europea affinché l’entrata in vigore delle nuove e sempre più severe normative antinquinamento Euro 6d vengano posticipate di almeno sei mesi rispetto all’attuale entrata in vigore, stabilita per il 1° gennaio 2021. A sollevare per primo la questione con il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, sarebbe stato nientemeno che Mike Manley, amministratore delegato di FCA e, dal dicembre dello scorso anno, presidente di ACEA, l’associazione dei costruttori europei. A pesare, oltre all’adeguamento dei nuovi modelli e dei protocolli di omologazione, ci sono anche una grossa fetta di veicoli nuovi già prodotti e già immessi sul mercato ma ancora da immatricolare che rischierebbero di risultare non conformi con la nuova normativa, un parco auto nuovo rimasto al palo anche a causa della crisi del settore e del fermo imposto dal lock down per il Coronavirus. A tutto questo andrebbero aggiunte le forti ripercussioni che tale inasprimento avrebbe sui costruttori automobilistici che di fronte a maggiori spese e a sempre minori ricavi si troverebbero costretti a licenziare un gran numero di operai attualmente impiegati a tempo pieno.

Le ultime news video

© RIPRODUZIONE RISERVATA