Auto a batteria: la rete elettrica è in grado di reggerle?

Secondo uno studio dell’RSE la rete elettrica italiana sarebbe già in grado di soddisfare la domanda di ben 1 milione di auto a batteria.

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L’ampia diffusione delle auto a batteria su scala nazionale sta spingendo molti a chiedersi se la nostra rete elettrica sia in grado di reggere una tale richiesta di energia. Naturalmente la questione è doppia perché andrebbero analizzati sia l’aspetto relativo alla domanda e quindi al quantitativo di energia richiesto che quello relativo alla potenza richiesta per soddisfare un tale domanda. Per rispondere a questa domanda si è attivato l’RSE, l’Ente di Ricerca sul Sistema Energetico, che ha valutato la rete elettrica nazionale, ipotizzando uno scenario che vede entro il 2030 la presenta sul nostro territorio di circa 10 milioni di veicoli ricaricabili da rete, divisi tra elettriche ed ibride, circa cioè un quarto del parco auto circolante complessivo. Lo studio è andato a fondo cercando di analizzare quali potrebbero essere le ripercussioni sul sistema elettrico nazionale con particolare riferimento alle necessità di potenziamento delle centrali di generazione elettrica o delle reti di trasmissione e distribuzione.

La ricerca ha preso in considerazione in primis i dati di consumo specifico di energia delle auto elettriche attuali. Poi ha incrementato di un 10% questi valori per rappresentare l’utilizzo reale in strade aperte al traffico. Ha in seguito preso in considerazione anche i dati di percorrenza media così da ottenere i consumi medi annui di un parco auto a batteria composto da ben 10 milioni di veicoli elettrici. Tale valore si attesta intorno ai 17,5 TWh, valore che cresce fino a 18,7 TWh se si prendono in considerazione anche le perdite della rete. Tale valore, che rappresenta la richiesta energetica del parco circolante a batteria nel 2030, è relativamente basso se paragonato con il totale della domanda energetica nazionale. La richiesta in più delle auto a batteria (18,7 TWh) è, infatti, esiguo se si pensa che quello nazionale supera i 350 TWh ogni anno.

Per essere però precisi è bene analizzare i picchi e non soltanto la media nazionale annua. Vanno cioè analizzati quelle situazioni critiche di massimo assorbimento. Ecco perché lo studio ha preso in considerazione anche un profilo orario di ricarica e per fare questo ha dovuto dividere tutte quelle auto che potranno ricaricare durante le ore notturne perché in possesso di un posto auto da tutte quelle che, invece, dovranno affidarsi alle colonnine di ricarica pubbliche e quindi rifornirsi molto probabilmente durante la giornata. Fatta questa suddivisione. È stato stabilito che nelle ore notturne fosse utilizzata una ricarica fast a piena potenza mentre in quelle diurne una ricarica smart a minore potenza ma per un periodo di tempo maggiore. Anche in questo caso i modelli, ipotizzati dall’Ente di Ricerca sul Sistema Energetico, hanno evidenziato che l’impatto della mobilità a batteria sul sistema elettrico nazionale potrebbe essere facilmente gestito in tutte le condizioni semplicemente riadattando leggermente il modello di produzione di energia delle centrali esistenti.

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